la storia
del santuario
La Storia del Santuario:
Miracoli, Fede e Tradizione
Le origini del Santuario della SS. Trinità si intrecciano con la storia antica e la vita di fede che, nei secoli, hanno reso questo luogo un punto di riferimento per quanti hanno cercato l’incontro tra cielo e terra. Qui, sulle scogliere a picco sul mare, sorgeva in epoca romana la villa del console Lucio Munazio Planco, le cui cisterne sono ancora esistenti e testimoniano la grandezza di quell’epoca. Attorno all’anno Mille, un gruppo di monaci benedettini fondò le basi di questo luogo di preghiera, attratto dalla spiritualità profonda di questa montagna spaccatasi alla morte di Cristo. La loro presenza segnò l’inizio della storia del Santuario, che divenne presto meta di pellegrinaggi e devozione popolare. Nel XV secolo il complesso si arricchì con la costruzione della Cappella del Crocifisso, sospesa tra le rocce e costruita su un masso staccatosi dalla rupe e conficcatosi tra le due pareti a circa 40 metri dal mare. Tra le vicende più suggestive legate a questo luogo, si racconta di un episodio accaduto nel maggio 1615: una nave militare, passando davanti alla cappella, omise il tradizionale saluto al crocifisso, caratterizzato da tre colpi di cannone a salve. Poco dopo, un fulmine colpì l’albero maestro dell’imbarcazione, causando la morte del capitano. Il marchese di Santa Croce, impressionato dall’accaduto, salì fino al Santuario in segno di penitenza, trascinando il tronco spezzato. Da secoli il Santuario è simbolo di fede e tradizione, un luogo in cui il sacro incontra la storia, offrendo a chiunque lo visiti un’esperienza di profonda spiritualità e bellezza.







Il Santuario
della ss. Trinità
La Chiesa della Santissima Trinità è il cuore spirituale del Santuario. Fondato in epoca altomedievale da monaci benedettini che costruirono qui un primo insediamento di preghiera. Nei secoli, la chiesa ha subito varie trasformazioni, fino all’intervento dei frati Alcantarini, che ne hanno definito l’aspetto attuale, improntato a semplicità e raccoglimento. La facciata della chiesa è arricchita da quattro statue di santi che hanno segnato la storia del santuario: San Benedetto, fondatore dell’ordine monastico; San Filippo Neri, che qui pregava e meditava; San Francesco d’Assisi, che predicò a Gaeta nel 1222; e San Pietro d’Alcantara, la cui spiritualità influenzò la comunità locale. All’interno, l’altare maggiore ospita un dipinto raffigurante la Santissima Trinità, con la Madonna e Sant’Erasmo, patrono di Gaeta. Tra le opere più suggestive vi è la statua della Pietà, ispirata alla scultura di Giovanni Duprè. Una lapide ricorda la presenza di Papa Pio IX, che consacrò il santuario durante il suo soggiorno a Gaeta nel 1849.

La Montagna Spaccata.
Un Passaggio tra le Rocce, un Cammino di Fede
Uno degli aspetti più suggestivi del Santuario della SS. Trinità è la Montagna Spaccata, la spaccatura centrale delle tre di Monte Orlando, luogo in cui spiritualità e natura si intrecciano profondamente. Secondo la consolidata tradizione, le fenditure nella roccia si sono aperte al momento della morte di Cristo, come segno della partecipazione della terra al sacrificio del Redentore (cfr Mt 27, 50-51). Percorrendo il passaggio nella parete rocciosa scissa a metà si giunge alla Cappella del Crocifisso, costruita nel XV secolo su un masso incastrato tra le due pareti a circa 40 m dal livello del mare sottostante. Questa cappella, fortemente legata alla devozione popolare per Gesù Cristo, quale seconda persona della Ss. Trinità, da sempre è stato luogo sacro di riferimento soprattutto per i naviganti. All’inizio del percorso, i visitatori incontrano la Via Crucis, un’opera voluta nel 1849 da Re Ferdinando II e realizzata dai frati Alcantarini. Le stazioni, dipinte su ceramica di Vietri dal maestro Raimondo Bruno, sono accompagnate da versi del Metastasio che onorano la Passione di Cristo.
In questo luogo di straordinaria bellezza, tra il suono del vento e il profumo del mare, il cammino nella Montagna Spaccata diventa un’esperienza di riflessione e di fede.






La Mano del Turco
Il Segno nella Roccia
Nel XV secolo, un marinaio saraceno, disprezzando la tradizione secondo cui la montagna si è spaccata alla morte di Cristo, appoggiando la mano sulla roccia, questa quasi sciogliendosi sotto le sue dita, lasciò un’impronta visibile ancora oggi.
A testimonianza di questo evento, un’iscrizione latina incisa sulla parete recita:
“Improba mens verum renuit quod fama fatetur, credere at hoc digitis saxa liquata probant.” | “Improbamente non volle credere ciò che la tradizione riferisce, ma lo prova questa roccia rammollitasi sotto le dita.”
il pime a gaeta

SANT’ALBERICO CRESCITELLI
sacerdote e martire
Padre Alberico Crescitelli, missionario italiano, nacque il 30 giugno 1863 ad Altavilla Irpina, in una famiglia numerosa e benestante. Dopo aver studiato e lavorato nel suo paese natale, nel 1880, a 23 anni, entra nel Pontificio Seminario dei SS. Apostoli Pietro e Paolo di Roma, dove si prepara per la sua missione. Nel 1888 parte per la Cina, dove giunge a Hanzhong, sede del vicariato apostolico dello Shaanxi meridionale, dedicandosi con passione alla cura dei cristiani e alla catechesi, nonostante le difficoltà e le persecuzioni contro i missionari stranieri. Rispondeva sempre con serenità a chi si preoccupava del suo benessere: “si sta meglio quando si sta dove Dio ci vuole”.
Nel 1900, durante la rivolta dei Boxer, fu trasferito nella contea di Ningqiang, una regione isolata e pericolosa. Nonostante i rischi, decise di rimanere accanto alla sua comunità cristiana, ostracizzata dalla popolazione locale. Il 21 luglio dello stesso anno, tradito da un locale, venne catturato e martirizzato da una folla animata da odio xenofobo e anticristiano. Non tentò di fuggire, ma accettò il suo destino con serenità. Fu torturato e fatto a pezzi.
Durante l’omelia di beatificazione, tenuta il 18 Febbraio 1951 da Papa Pio XII, fu ricordato come “il suo (martirio) fu, umanamente parlando, orribile, uno forse dei più atroci che la storia ricordi.” Nel 2000 fu canonizzato da Papa Giovanni Paolo II come uno dei 120 martiri cinesi.

Beato Paolo Manna
sacerdote e missionario
Beato Paolo Manna nacque ad Avellino il 16 gennaio 1872. Dopo aver studiato in scuole tecniche a Napoli e Roma, si dedicò agli studi filosofici all’Università Gregoriana. A 19 anni entrò nel seminario dell’Istituto Missioni Estere di Milano, dove fu ordinato sacerdote nel 1894. L’anno successivo, nel 1895, partì per la Birmania Orientale, nella missione di Toungoo, dove si dedicò con passione alla vita missionaria fino al 1907, quando fu costretto a tornare in Italia a causa di una grave malattia.
Nel 1916 fondò l’Unione Missionaria del Clero, un’iniziativa pensata per stimolare l’impegno missionario tra i sacerdoti, e nel 1919 creò “Italia Missionaria”, un’iniziativa per coinvolgere la gioventù nell’animazione missionaria. Inoltre, fondò il Seminario Meridionale per le Missioni Estere a Trentola Ducenta (Caserta), un punto di formazione per nuovi missionari.
Mentre ricopriva il ruolo di Superiore Generale dell’Istituto Missioni Estere Lombardo, collaborò con Suor Giuseppina Donescon per fondare le Missionarie dell’Immacolata, una congregazione religiosa dedita alla missione. Nel 1926, con l’unione del seminario di Roma, l’Istituto Missioni Estere Lombardo divenne il Pontificio Istituto Missioni Estere (P.I.M.E.).
Paolo Manna credeva fermamente che la missione non consistesse solo nell’inviare missionari, ma fosse soprattutto un’opera di costruzione di Chiese locali, dove i cristiani potessero vivere la fede in modo autonomo e radicato nel loro contesto culturale. Il suo motto era: “Tutta la Chiesa per tutto il mondo”. Inoltre, era convinto che l’ecumenismo, cioè il dialogo e la collaborazione tra le diverse confessioni cristiane, fosse fondamentale per superare le divisioni e dare maggior forza alla missione della Chiesa.
Paolo Manna morì a Napoli il 15 settembre 1952. La sua beatificazione avvenne il 4 novembre 2001 ad opera di Papa Giovanni Paolo II. Le sue spoglie riposano nella Cappella del P.I.M.E. di Trentola Ducenta, dove continua a essere un punto di riferimento per i giovani e i missionari.

Beato Mario Vergara | Beato Isidoro Ngei Ko Lat
sacerdote e martire
Mario Vergara nacque il 16 novembre 1910 a Frattamaggiore, vicino a Napoli, in una famiglia numerosa, ma benestante. Dopo gli studi al seminario diocesano, entrò nell’Istituto del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) nel 1929. Ordinato sacerdote nel 1934, partì per la Birmania appena un mese dopo. Qui iniziò a lavorare tra le tribù locali, dedicandosi con passione alla missione, allo studio delle lingue delle tribù cariane e prestando assistenza medica alle popolazioni. A Toungoo, la sua vita fu segnata da sacrifici e difficoltà. Durante la Seconda Guerra Mondiale, fu internato per quattro anni nei campi di concentramento in India, a seguito dell’invasione giapponese. Nonostante le sofferenze, mantenne il suo entusiasmo, calmo e misurato, ma fermo, spesso scriveva: “Il Signore, se così ha voluto, saprà anche ricavarne un bene.” Liberato al termine del conflitto, Padre Mario tornò in Birmania, dove, nonostante il fisico segnato dalla prigionia, accettò con coraggio la sfida di fondare una missione in una zona remota della Birmania, a duemila metri di altitudine. Affrontò povertà, difficoltà linguistiche e sfide logistiche, ma il suo impegno e la sua dedizione erano infallibili. Nel gennaio 1950, con l’intensificarsi delle tensioni politiche e dei conflitti tra governo birmano e ribelli cariani, la sua posizione ben voluta tra la popolazione gli procurò sempre più ostilità. Il 24 maggio dello stesso anno, Padre Mario, insieme al confratello Padre Pietro Galastri e al catechista birmano Isidoro Ngei Ko Lat, venne arrestato, torturato e ucciso. I resti dei loro corpi furono gettati nel fiume Salween. La morte di Padre Mario Vergara divenne un simbolo di speranza e di fede incrollabile. Il suo sacrificio, insieme a quello di Isidoro Ngei Ko Lat, battezzato da Paolo Manna, e primo birmano a essere beatificato, rappresenta il culmine di una vita donata alla missione e alla Chiesa, che mai smetterà di essere fonte di ispirazione per tutti.

BEATO GIOVANNI MAZZUCCONI
sacerdote e martire
l Beato Giovanni Battista Mazzucconi nacque il 1° marzo 1826 a Rancio di Lecco, diocesi di Milano. Completati gli studi teologici, fu ordinato sacerdote nel 1850 e divenne uno dei primi membri del nuovo Seminario delle Missioni Estere, istituto fondato con l’obiettivo di preparare sacerdoti per le missioni lontane. Con grande determinazione, Mazzucconi si preparò a partire per l’Oceania, salpò con la prima spedizione del nuovo Istituto il 16 marzo 1852, diretto verso le isole della Melanesia.
Giunto sull’isola di Rook, oggi Umboi, Mazzucconi affrontò non solo le difficili condizioni di vita, ma anche una forte opposizione al messaggio evangelico da parte della popolazione locale. Nonostante le difficoltà, egli visse con grande spirito di sacrificio, dedicandosi con fede all’evangelizzazione e al miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti. Il suo impegno missionario si svolse in un contesto di isolamento, malattie e sofferenze, ma la sua fede rimase incrollabile.
La situazione di salute dei missionari si fece sempre più grave a causa delle malattie tropicali. Nonostante gli sforzi per rimettersi in salute, il 20 gennaio 1855, Padre Mazzucconi si recò a Sydney per cercare di guarire. Tuttavia, durante il suo ritorno alle isole, senza sapere che la missione era stata abbandonata dagli altri missionari, il 20 settembre 1855, fu ucciso dagli indigeni di Woodlark insieme a tutto l’equipaggio della nave che lo accompagnava. Nave di cui restò soltanto il relitto a testimoniare il martirio.
Nel 1984, a 129 anni dalla sua morte, Giovanni Mazzucconi fu beatificato da Papa Giovanni Paolo II. La sua figura rimane un esempio luminoso di fede, speranza e amore per il Vangelo, testimoniato fino all’ultimo respiro nella sua missione di evangelizzazione.

Beato Clemente Vismara
sacerdote
Nacque ad Agrate Brianza il 6 settembre 1897. Dopo la morte dei genitori, entrò nel seminario diocesano e, ordinato sacerdote nel 1923, si dedicò alla missione in Birmania, sotto il Pontificio Istituto Missioni Estere. Per 65 anni visse nella foresta tra le tribù Akhà, Ikò e Lahu, fondando diverse missioni e divenendo una figura di riferimento per la comunità, in particolare per orfani, vedove e bambini, ai quali dedicò la sua vita.
Iniziò il suo apostolato con grande coraggio, nonostante la povertà, le malattie tropicali e le difficoltà logistiche. Nel 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu internato dai britannici, ma riprese la sua missione anche sotto l’occupazione giapponese. A Mong Ping, dove si trasferì nel 1955, fondò scuole, chiese e orfanotrofi, promuovendo l’educazione e la crescita spirituale tra i suoi parrocchiani.
Famoso per la sua frase “Sei vecchio quando non sei più utile a nessuno”, padre Clemente visse la sua vecchiaia con energia, sempre al servizio dei più poveri. Morì il 15 giugno 1988 a 91 anni, sereno nel vedere il frutto del suo lavoro. Beatificato nel 2011, è ricordato per la sua instancabile fede e il suo impegno missionario.

BEATO ALFREDO CREMONESI
sacerdote e martire
Padre Alfredo Cremonesi nacque il 16 maggio 1902 a Ripalta Guerina, diocesi di Crema. Da giovane soffrì di gravi problemi di salute, tra cui linfatismo, che lo costrinsero a lunghi periodi a letto. Nonostante le gravi condizioni fisiche e le previsioni mediche che sembravano non lasciargli scampo, guarì miracolosamente grazie alla sua fede in Santa Teresa del Bambin Gesù. Questo miracolo lo portò a scegliere la vita missionaria, grazie al sostegno della madre, entrando nel Seminario Lombardo per le Missioni Estere e venendo ordinato sacerdote nel 1924.
Nel 1925 partì per la Birmania (oggi Myanmar), dove dedicò la sua vita al servizio dei Cariani Rossi, un gruppo etnico della zona di Toungoo, regione caratterizzata da catene montuose. Durante la Seconda Guerra Mondiale Padre Alfredo affrontò numerosi pericoli, sebbene escluso dall’internamento nei campi di concentramento in India, ebbe a che fare con l’esercito Giapponese che depredava il villaggio di tutto, e dovette rifugiarsi insieme ai civili nella foresta sopportando gravi privazioni materiali. Nonostante le difficoltà, la sua fede rimase incrollabile, e continuò la sua missione con coraggio e determinazione.
Dopo la fine della guerra e l’indipendenza della Birmania, si trovò coinvolto nella guerra civile tra il governo centrale e i ribelli. Nonostante i pericoli, decise di tornare nel villaggio di Donoku, dove aveva iniziato la sua missione, per continuare a servire la sua gente. Il 7 febbraio 1953, durante un conflitto tra soldati governativi e ribelli, fu ucciso a freddo mentre cercava di difendere i suoi parrocchiani. Padre Alfredo fu beatificato il 19 ottobre 2019, esempio di fede e dedizione fino al sacrificio finale.

VENERABILE ANGELO RAMAZZOTTI
vescovo e fondatore
Mons. Angelo Ramazzotti nacque a Milano il 3 agosto 1800. Dopo aver studiato diritto e aver lavorato come praticante legale, si sentì chiamato alla vita sacerdotale. Nel 1829, dopo l’ordinazione, entrò tra gli Oblati Missionari di Rho, dedicandosi alla predicazione e alle missioni popolari. Nel 1850, con il supporto dei vescovi lombardi, fondò il Seminario Lombardo per le Missioni Estere a Saronno, un’iniziativa che avrebbe poi dato vita al Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME).
Eletto vescovo di Pavia nel 1850, e successivamente Patriarca di Venezia nel 1858, Ramazzotti mantenne sempre un forte impegno per la missione, soprattutto nei confronti dei poveri e degli ultimi. Nonostante le difficoltà, si distinse per la sua grande carità, accettando solo per obbedienza la nomina cardinalizia voluta da Papa Pio IX.
Morì il 24 settembre 1861 a Gherla, tre giorni prima di ricevere la berretta cardinalizia, lasciando un’eredità di fede, carità e dedizione. I suoi resti sono ora nella chiesa di San Francesco Saverio a Milano. Nel 2015, Papa Francesco lo ha riconosciuto Venerabile per le sue virtù eroiche.

Venerabile Fratel Felice Tantardini
elice Tantardini nacque il 28 giugno 1898 a Introbio, in provincia di Como, e fin da giovane dimostrò una straordinaria dedizione al lavoro. Dopo aver lavorato come fabbro nella bottega di famiglia, partecipò alla Prima Guerra Mondiale, dove fu catturato dai tedeschi, ma riuscì a fuggire. Tornato a casa, il suo desiderio di diventare missionario lo portò a entrare nel Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) nel 1921. Un anno dopo, partì per la Birmania, dove avrebbe vissuto per quasi 70 anni.
Chiamato affettuosamente “il fabbro di Dio”, Fratel Felice si dedicò instancabilmente al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni locali. Oltre a lavorare come fabbro, si occupò di costruire chiese, ospedali, scuole e ponti. Il suo impegno non si limitò solo alle costruzioni, ma si estese anche alla catechesi e all’insegnamento, alla cura degli ammalati e dei bisognosi. Nonostante le difficoltà, tra cui il conflitto con le forze giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale, non smise mai di aiutare, viaggiando a piedi o a cavallo attraverso terreni impervi, sempre con il rosario in mano.
Il lavoro era per lui un atto di preghiera, e la sua vita fu caratterizzata da una fede incrollabile e da un amore profondo per il prossimo. Felice Tantardini morì il 23 marzo 1991, lasciando un’eredità di carità e dedizione. Fu sepolto nel giardino del centro per disabili “Holy Infant Jesus” a Payaphyu, in Myanmar, dove la sua tomba divenne un luogo di pellegrinaggio. Venerato dalle comunità che servì, fu dichiarato Venerabile da Papa Francesco l’11 giugno 2019.

VENERABILE CARLO SALERIO
sacerdote e fondatore
Venerabile sacerdote e fondatore delle Suore della Riparazione, Carlo Salerio nacque a Milano il 23 marzo 1827 in una famiglia numerosa. Entrato giovanissimo in seminario, studiò a Seveso, Monza e Milano, e durante gli anni formativi partecipò alle Cinque Giornate di Milano del 1848, lottando contro il dominio austriaco. Per il suo coraggio fu insignito dell’encomio del re Carlo Alberto. Ordinato sacerdote nel 1850, si unì al seminario per le missioni estere di Mons. Angelo Ramazzotti e, nel 1852, partì per le isole Woodlark e Rook, nell’odierna Papua Nuova Guinea, con un gruppo di missionari. La missione, purtroppo, fu segnata da malattie e violenze, culminando con la morte di alcuni compagni, tra cui il beato Giovanni Mazzucconi.
Rientrato in Italia, con la salute compromessa dalla tisi, Salerio si dedicò alla formazione di giovani missionari e alla predicazione. In quegli anni, riflettendo sulle difficoltà delle donne, concepì l’idea di un’istituzione religiosa per offrire un’alternativa al carcere per le ragazze in difficoltà. Nel 1859, con il supporto di Carolina Orsenigo, fondò le Pie Signore di Nazareth, oggi conosciute come Suore della Riparazione. La loro missione era educare le giovani in un ambiente di carità e accoglienza.
Padre Carlo morì il 29 settembre 1870. La sua causa di beatificazione è in corso e, nel 2019, è stato dichiarato Venerabile da Papa Francesco.

Padre Silvio Pasquali
Servo di Dio
Silvio Pasquali, sacerdote della Diocesi di Cremona e missionario in India dal 1897, dedicò la sua vita alla missione tra i più poveri, in particolare i “paria”, gli emarginati della società indiana. Dopo aver lavorato come parroco e fondato opere di carità a Cremona, si unì al Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) e partì per l’India, dove si stabilì nell’area dell’Andhra Pradesh. Qui, con il suo carisma e impegno, iniziò un ampio movimento di evangelizzazione, portando alla conversione di migliaia di dalit.
Con un’attenzione speciale alla formazione, Padre Pasquali fondò nel 1914 le Suore Catechiste di Sant’Anna, una congregazione di giovani donne locali, che divennero fondamentali nella diffusione del Vangelo in lingua autoctona. Queste suore, capaci di coniugare la catechesi con l’assistenza sanitaria e l’educazione, si impegnarono a migliorare la vita delle comunità, in particolare dei paria, attraverso la promozione della dignità umana e l’educazione cristiana.
La sua dedizione per i più poveri e il suo esempio di vita cristiana, lo hanno reso una figura di riferimento nella missione in India. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1924, la sua tomba a Eluru divenne meta di pellegrinaggi. La sua causa di beatificazione è stata avviata nel 2013 proprio dall’ordine di suore da lui fondato.
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